Della vita di San Lorenzo si sa
pochissimo, è noto soprattutto per la sua morte, e anche lì con problemi. Le
antiche fonti lo indicano come arcidiacono di papa Sisto II, cioè il primo dei
sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Assiste il papa nella
celebrazione dei riti, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte
alla Chiesa.
Viene dunque la persecuzione, e
dapprima non sembra accanita: vieta le adunanze di cristiani, blocca gli
accessi alle catacombe, esige rispetto per i riti pagani, ma non obbliga a
rinnegare pubblicamente la fede cristiana. Nel 258, però, Valeriano ordina la
messa a morte di vescovi e preti. Così il vescovo Cipriano di Cartagine,
esiliato nella prima fase, viene poi decapitato, stessa sorte tocca ad altri
vescovi e allo stesso papa Sisto II, ai primi di agosto del 258. Si racconta che
Lorenzo lo incontri e gli parli, mentre va al supplizio. Poi il prefetto
imperiale ferma lui, chiedendogli di consegnare “i tesori della Chiesa”.
Nella persecuzione sembra non
mancare un intento di confisca e il prefetto deve essersi convinto che la
Chiesa del tempo possieda chissà quali ricchezze. Lorenzo, comunque, chiede
solo un po’ di tempo, si affretta poi a distribuire ai poveri le offerte di cui
è amministratore e infine compare davanti al prefetto mostrandogli la turba dei
malati, storpi ed emarginati che lo accompagna e dicendo: “Ecco, i tesori della
Chiesa sono questi”.
Allora viene messo a morte e
un’antica “passione”, raccolta da sant’Ambrogio, precisa: “Bruciato sopra una
graticola”: un supplizio che ispirerà opere d’arte, testi di pietà e detti
popolari per secoli. Celebre il passo in cui rivolgendosi ai suoi aguzzini
dice: Assum est,... versa et manduca,
“Sono cotto da questa parte, girami dall’altra e poi mangiami”. Ma gli studi dichiarano
leggendaria questa tradizione. Valeriano non ordinò torture, si può ritenere
che Lorenzo sia stato decapitato come Sisto II, Cipriano e tanti altri. Il
corpo viene deposto poi in una tomba sulla via Tiburtina, su di essa Costantino
costruirà una basilica, poi ingrandita via via da Pelagio II e da Onorio III e
restaurata nel XX secolo, dopo i danni del bombardamento americano su Roma del
19 luglio 1943.
Fin dai primi secoli del
cristianesimo, Lorenzo viene generalmente raffigurato come un giovane diacono
rivestito della dalmatica (l’abito proprio dei diaconi, che indossano nelle celebrazioni
liturgiche), con il ricorrente attributo della graticola o, in tempi più
recenti, della borsa del tesoro della Chiesa romana da lui distribuito, secondo
i testi agiografici, ai poveri. Gli agiografi sono concordi nel riconoscere in
Lorenzo il titolare della necropoli della via Tiburtina a Roma. Il suo corpo è
sepolto nella cripta della confessione di san Lorenzo insieme ai santi Stefano
e Giustino. I resti furono rinvenuti nel corso dei restauri operati da papa
Pelagio II.
Patrono di diaconi, rosticcieri,
osti, cuochi, pompieri, bibliotecari e librai, nonché di numerosi comuni, viene
invocato contro gli incendi, la lombaggine e le malattie delle viti.
Il suo attributo principale è la
graticola, simbolo specifico del martirio, che lo accompagna sempre e lo contraddistingue,
preferita da molti artisti proprio la scena leggendaria del martirio. Attributi
secondari sono invece la palma, simbolo generico del martirio, e il libro, in
riferimento alla diffusione del Vangelo.
La notte di san Lorenzo (10
agosto) è tradizionalmente associata al fenomeno delle stelle cadenti,
considerate evocative delle lacrime versate dal santo quando fu martirizzato sui
carboni ardenti, altri sostengono che si tratti invece delle fiammelle del
fuoco su cui giaceva, in Grecia rappresentano invece la Trasfigurazione del
Signore (6 agosto). In ogni caso la tradizione vuole che ogni persona che si
fermi a ricordare i dolori patiti dal santo possa esprimere un desiderio nel
momento che intravede una stella cadente.
In effetti, in questi giorni, la
Terra, nel suo cammino intorno al Sole, attraversa in questo periodo dell’anno
lo sciame meteorico delle Perseidi (il punto dal quale sembrano provenire tutte
le scie, è collocato nella costellazione di Perseo), e quindi l’atmosfera
terrestre è forata da un numero di meteore molto superiore a quello di altri
mesi. Succede, come rilevato nel 1866 dall’astronomo Schiaparelli, che una
cometa, la Swift Tuttle, nel suo passaggio (l’ultimo nel 1992) rilascia
particelle che la Terra impatta sulla sua atmosfera a circa 60 km al secondo
quando, dalla fine luglio al 20 agosto (meglio il 12 e il 13), passa da quelle
parti.
Intorno al 10 agosto, Notte di San Lorenzo, gli impatti sono un centinaio all’ora, un fenomeno poeticamente inquietante, che sposta i sentimenti umani dall’angoscia esistenziale legata alla caduta, a quello pop e volutamente ingenuo dei desideri da esprimere perché si avverino.
Celebre la poesia di Giovanni
Pascoli, intitolata appunto X agosto, scritta nel ricordo dell’assassinio del
padre, che interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti e fa
riferimento al pianto del cielo per la sua morte.Intorno al 10 agosto, Notte di San Lorenzo, gli impatti sono un centinaio all’ora, un fenomeno poeticamente inquietante, che sposta i sentimenti umani dall’angoscia esistenziale legata alla caduta, a quello pop e volutamente ingenuo dei desideri da esprimere perché si avverino.