Sono passati pochi anni dall’introduzione
della festa di Halloween e già si è bene ambientata nella nostra cultura,
grazie anche alle varie promozioni commerciali che l’hanno accompagnata. I più
grandicelli la ricordano come una festa tipicamente americana, spesso vista in
qualche film magari horror, essa tuttavia ha antichissime radici europee
addirittura di epoche precristiane. Sembra infatti risalire al 4000 a.C. quando
le popolazioni tribali usavano dividere l’anno in due parti in base alla
transumanza del bestiame: nel periodo fra ottobre e novembre la terra si
prepara all’inverno ed era necessario, come lo è anche adesso, ricoverare il
bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda.
La ricorrenza si diffonde con i Celti (all’incirca
nel 2300 a.C.) che iniziano a spostarsi dall’area del Mar Mediterraneo fino
alle coste più settentrionali nelle isole Britanniche. Loro festeggiavano la
fine dell’estate con Samhain, il loro
capodanno, che in gaelico significa infatti “fine dell’estate”. A sera tutti i
focolari venivano spenti e riaccesi dal sacro falò curato dai Druidi a
Tlachtga, vicino alla reale collina di Tara.
Nella dimensione ciclica del tempo
seguita dai Celti, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione
temporale, che non apparteneva né all’anno vecchio e neppure al nuovo: in
questo momento il velo che divideva dalla terra dei morti si assottigliava ed i
vivi potevano accedervi. Credevano che il 31 ottobre, l’ultimo giorno dell’anno
secondo l’antico calendario celtico, il signore della morte radunava le anime
dei defunti che dovevano essere fatti entrare nel corpo degli animali e
decideva quale forma dovessero prendere l’anno seguente. I gatti vennero
ritenuti sacri poiché si credeva che una volta erano esseri umani trasformati
per cattive azioni. I celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro
del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai
vivi: da qui l’usanza americana del trick
or treating, il “dolcetto o scherzetto” che conosciamo.
Oltre a non temere gli spiriti dei
defunti, i Celti non credevano nei demoni quanto piuttosto nelle fate e negli
elfi, entrambe creature considerate però pericolose: le prime per un supposto
risentimento verso gli esseri umani; i secondi per le estreme differenze che
intercorrevano appunto rispetto all’uomo.
Secondo la leggenda, nella notte di
Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini e ciò
ha fatto nascere e perpetuarsi molte altre storie terrificanti spesso riprese
dalla cinematografia fantasy e horror che gli ha attribuito l’appellativo di
“notte delle streghe”.
I Romani cercarono di sovrapporvi la
festa del raccolto dedicata a Pomona (la dea dei frutti degli alberi) nel
tentativo di staccare il popolo britannico dal legame con i Druidi, la loro
casta di sacerdoti-re-guerrieri. Sebbene i druidi furono messi fuori legge dai
romani durante il loro governo della Britannia, le tradizioni di Halloween di
origine druidica si diffusero in Irlanda, Scozia e Inghilterra. L’uso di frutti
e nocciole per Halloween fu derivato dalla festa romana di Pomona.
Anche il Cristanesimo tentò di
incorporare le vecchie festività pagane dando loro una connotazione compatibile
con il suo messaggio e papa Bonifacio IV istituì la festa di tutti i santi,
collocandola nel medesimo periodo di Samhain. Le popolazioni celtiche
cominciarono a non fare più differenza tra le due e già nel 1500 si era quasi
del tutto persa la memoria della vecchia tradizione, anche grazie alla politica
della chiesa di Roma volta a sopprimere ogni festa di tipo pagano legata a
questa ricorrenza.
Nei paesi di lingua anglosassone la
festa divenne Hallowmas (1 novembre) che significa: una messa in onore dei
santi; la vigila divenne Hallows Eve (31 ottobre) che si trasformò nel nome
attuale: Halloween. Coloni e immigrati portarono le loro tradizioni con sé
negli Stati Uniti.
Nella prima metà del secolo la
connotazione di “notte degli scherzi” o “notte del diavolo” porta spesso la
gente ad abbandonarsi all’anarchia con ricorrenti gli atti di vandalismo; oggi tuttavia la festa viene particolarmente combattuta dalla Chiesa per i suoi possibili richiami al mondo dell’occulto.
Dopo il secondo conflitto mondiale i bambini si impossessarono della festa, anche grazie alle aziende, che dedicarono loro tutta una serie di costumi, dolci e gadget trasformandola in un grosso affare commerciale ed in una specie di “carnevale d’inverno”.
Dopo il secondo conflitto mondiale i bambini si impossessarono della festa, anche grazie alle aziende, che dedicarono loro tutta una serie di costumi, dolci e gadget trasformandola in un grosso affare commerciale ed in una specie di “carnevale d’inverno”.
Col tempo la
festa ha aggiunto altre tradizioni più moderne di cui la più nota rimane
tuttavia quella delle zucche svuotate e intagliate con una candela
accesa al loro interno seguendo la
leggenda di Jack Lanterna. La tradizione di intagliare zucche con volti
minacciosi e porvi luci all’interno nasce dall’idea che i defunti vaghino per
la terra con dei fuochi in mano e cerchino di portare via con se i vivi: è bene
quindi che i vivi si muniscano di una faccia orripilante con un lume dentro per
ingannare i morti, divenuto il simbolo della festa, che gli americani chiamano
appunto Jack o’ lantern.
Da noi vige
l’usanza che i morti portino durante la notte dei doni ai bambini, così come avviene per Santa Lucia, Babbo Natale e la Befana, in alcune
località durante la notte che volge al primo novembre mentre in altre durante
la notte che volge al 2 novembre, ricorrenza dei fedeli defunti. Un’antica
tradizione vuole che durante la notte che precede il 2 novembre e quella che
segue, passata la mezzanotte non si debba andare in giro. Si corre il rischio
di incontrare le anime defunte che tornano alle loro antiche case per poi
ritornare la notte seguente alla loro dimora. Come si può ben vedere anche le
nostre tradizioni hanno i loro spiriti. Se poi si vuol tenere conto del nostro
spirito festoso e consumistico si ricorda la tradizionale fiera dei morti che
si svolge ogni anno a Siracusa, un’occasione per andare fra le variegate
bancarelle ad acquistare dolci e giocattoli per i nostri bambini.
Da qualche anno le riviste di cucina si popolano di "mostruose" preparazioni di Halloween, come biscotti a forma di fantasmini, muffin e torte decorati con ragni, pipistrelli e cappelli di streghe (spesso in pasta di zucchero), bignole salate ribattezzate cervelli di zombie, ma l'elemento che spopola fra tutti sono le dita di strega, sia nella versione dolce che in quella salata.
Da qualche anno le riviste di cucina si popolano di "mostruose" preparazioni di Halloween, come biscotti a forma di fantasmini, muffin e torte decorati con ragni, pipistrelli e cappelli di streghe (spesso in pasta di zucchero), bignole salate ribattezzate cervelli di zombie, ma l'elemento che spopola fra tutti sono le dita di strega, sia nella versione dolce che in quella salata.