“La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte…”, così recitava una vecchia poesia. Ma cosa hanno in comune la vecchina più famosa d’Italia e la visita dei re Magi a Gesù? Parecchie cose!
Il termine “epifania” viene dal greco epiphàneia, apparizione, manifestazione della divinità. Nel linguaggio religioso il termine viene usato in genere per indicare la manifestazione divina e, in ambito cristiano, esso indica l’apparizione salvifica del Cristo e di conseguenza la festa liturgica che la celebra. Nel ciclo liturgico cristiano, l’Epifania ricorre il 6 gennaio.
Come festa appare in oriente e già intorno al III sec. se ne hanno notizie. Oggetto della festa è il battesimo del Cristo; nella visione gnostica è questo il momento in cui la divinità si congiunge con l’umanità del Cristo. Nel sec. IV nell’oriente l’Epifania è comunque una grande festa cristiana, accanto alla Pasqua e alla Pentecoste. Essa passa ben presto (fine del sec. IV) in occidente, così come la festa occidentale del Natale nello stesso periodo viene assunta dall’oriente.
Nella sua successiva evoluzione la festa dell’Epifania fa spazio alla commemorazione di altri eventi «teofanici», cioè manifestatori della divinità: non solo il battesimo, ma anche l’adorazione dei Magi e le nozze di Cana, primo segno operato da Gesù.
Anzi in occidente contenuto primario della celebrazione diviene l’adorazione dei Magi, rimanendo invece in secondo piano gli altri due elementi. Nella tradizione bizantina invece il 6 gennaio vengono benedette le acque battesimali con riferimento al battesimo salvifico del Cristo.
Nella tradizione popolare, l’Epifania è stata variamente recepita e trasformata saldandosi con elementi folcloristici preesistenti. In oriente ha rilievo soprattutto la benedizione dell’acqua (fiumi e fonti); in occidente è in primo piano il ricordo dei re Magi e dei doni offerti al Cristo, che rivive sia sotto forma di celebrazione conviviale, sia mediante la distribuzione di strenne. Protagonista di queste distribuzioni è un personaggio femminile, la Befana (locuzione popolare che ha preso il posto del termine Epifania).
È una figura ambivalente, paurosa nell’aspetto fisico, temibile per i suoi poteri, che tuttavia sono esercitati in senso benefico. La Befana è una vecchia coperta di stracci con un fazzolettone in testa che vola a cavallo della sua scopa, proprio come le streghe, da cui forse la figura a tratto origine tanto da confondersi spesso anche con essa: viene infatti rappresentata con cappello tipico e gatto magari nero al seguito. Entra nelle case per lasciare i doni dentro le calze lasciate appese al camino dai bambini. I doni sono però solo per i bambini che sono stati buoni durante il trascorso anno, i cattivi vi troveranno solo del nero carbone.
Origini e significato di questa figura non sono chiari; vanno comunque connessi allo specifico momento in cui essa assume un ruolo dominante, l’inizio dell’anno: la vecchiezza del personaggio sta a significare l’anno trascorso (fantocci della “vecchia” vengono in molti luoghi bruciati) mentre l’uso dei doni assume un significato propiziatorio per l’anno nuovo. Questo aspetto di consegna dei doni la lega ad altre figure dispensatrici di regali che costellano la nostra infanzia: Babbo Natale, Santa Lucia e, nelle regioni del sud-Italia, i morti (per la ricorrenza liturgica dei defunti il 2 novembre).
[ Da “Cosa riceveremo dalla vecchina bellissimi e costosi regali o carbone nero?”, pag. 6 del quotidiano « Libertà » n. 4 di mercoledì 6 gennaio 1999 ]
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